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Che sia in balcone oppure in orto, poco importa: il porro è una coltivazione tutto sommato semplice da gestire ed anche parecchio lunga.
Il porro è una orticola biennale, che può tenere l'orto impegnato per almeno quattro mesi all'anno dal momento del trapianto; è una coltura robusta, che ben si adatta alla gestione di un orto biologico e che può essere coltivata praticamente tutto l'anno. Scopriamo insieme quali sono le migliori strategie da mettere in pratica per ottenere ortaggi deliziosi da inserire nelle insalate e non solo.
Il porro è senza dubbio una delle migliori colture da gestire sul balcone, sia per quanto riguarda la stagionalità della pianta - l'ortaggio della famiglia delle liliacee può essere coltivato e raccolto praticamente tutto l'anno anche in terrazzo - sia per la semplicità delle cure da fornire alla pianta, dall'irrigazione alla gestione della temperatura ideale a farla crescere sana e bella.
Sarà importante tenere a mente solo alcune accortezze, quali: la dimensione del vaso all'interno del quale trapiantare le piantine di porro - che dovrà essere profondo almeno 30 cm e dovrà possedere un diametro importante, di almeno 20 cm -; la distanza delle piantine di porro all'interno del medesimo contenitore - le colture dovranno essere distanti almeno 15 cm l'una dall'altra -; la corretta tecnica di irrigazione delle piante, che temono l'aridità ma anche e soprattutto il ristagno idrico.
Proprio l'aspetto dell'annaffiatura va gestito con molta attenzione, anche in caso di orto su balcone. Il terreno, infatti, non dovrà mai essere asciutto: il porro può essere annaffiato tutti i giorni durante le ore più fresche della giornata (alle prime ore del mattino oppure dopo il tramonto). L'importante è assicurarsi che il terriccio utilizzato per la coltivazione sia ben drenato.
La piantina di porro, infine, ama le calde temperature: occorreranno almeno 24 gradi per crescere sana e rigogliosa e comunque sarebbe bene non scendere sotto i 12 gradi, neanche di inverno. Durante i periodi più freddi dell'anno potrete proteggere le colture sul vostro terrazzo con paglia o con un tessuto non tessuto.
Essendo una coltivazione molto robusta, la pianta del porro si presta perfettamente alla coltivazione in campo aperto.
Sono poche le azioni da effettuare una volta che avremo trapiantato ed acclimatato le nostre piantine nell'orto: in primis, il controllo e la rimozione delle erbacce infestanti tramite le sempreverdi operazioni di sarchiatura e pacciamatura. La prima può essere gestita tramite un sarchiatore, ma prestando particolare attenzione alle radici dei porri, che sono molto delicate e sottili.
La pacciamatura, invece, è l'ideale se si vuole agire tempestivamente contro le malerbe impiegando un tempo considerevolmente breve; pacciamare il terreno, però, potrebbe complicare le successive operazioni di rincalzo che, nel caso del porro, avverranno per imbianchimento. La pianta dovrà essere rincalzata per ben due volte: la prima si effettuerà trascorso un mese dal trapianto, la seconda un mese prima della fase della raccolta dei porri, che grazie all'imbianchimento saranno teneri e gustosi.
Una corretta consociazione delle colture del porro garantirà un raccolto rigoglioso dell'ortaggio. Il porro si affianca magistralmente a carota, cavoli e lattuga. Pollice verso per la consociazione tra la coltura delle liliacee e leguminose quali piselli e fagiolo. Per quanto riguarda la rotazione colturale, mai coltivare il porro subito dopo altre liliacee (cipolla, scalogno, aglio, erba cipollina, asparagi); al contrario, il porro può tranquillamente essere coltivato nello stesso terreno che ha ospitato prima piselli e patate novelle.
L'annaffiatura dei porri - che vanno irrigati con costanza dal momento del trapianto e lungo tutto il periodo giovanile delle piantine che dovranno assestare bene le radici nel terreno - dovrà essere gestita in base alla stagionalità della pianta. Come ovvio, nel periodo estivo la coltura avrà bisogno di una ingente quantità d'acqua, che potrà ridursi nei mesi autunnali e primaverili, solitamente piuttosto piovosi.
Come nel caso di altre coltivazioni, è importante ricordarsi di bagnare il suolo e non le foglie della pianta onde evitare insorgenze di patologie fungine che possono irrimediabilmente compromettere la coltura.
Come ogni coltura il porro può essere colpito da attacchi di insetti tanto fastidiosi quanto lesivi per il potenziale raccolto. Tra i più pericolosi nemici della pianta del porro ricordiamo la mosca del porro - che deposita le uova all'interno della pianta, danneggiandola una volta che le stesse si schiudono e che può essere debellata con piretro, spinosad o olio di neem - e la mosca della cipolla, che può essere tenuta a distanza proprio grazie alla vincente consociazione tra porro e carote e può essere abbattuta con il bacillus thuringiensis.
Una corretta lavorazione del suolo può mantenere le colture del porro sane, evitando che esse vengano colpite da malattie quali la ruggine o la temibile peronospora che potrebbero, altrimenti, essere sconfitte soltanto tramite l'eliminazione della pianta colpita. Il porro colpito da tali patologie va tagliato alla base, lasciando solo un dito della pianta che ricrescerà in due mesi circa; una volta estirpata, la coltura malata va distrutta e assolutamente non riutilizzata come compost.
Quando raccogliere i porri? La domanda, apparentemente semplice, potrebbe nascondere diverse insidie.
Prima di tutto, dobbiamo tenere presente che esistono diverse varietà di porro che vengono seminate e coltivate in diversi periodi dell'anno; ciò premesso, possiamo tenere conto del periodo di semina o di trapianto e, magari, anticipare anche di qualche settimana la raccolta del porro (che, al contrario, non va mai ritardata: l'ortaggio troppo maturo, infatti, rischia di andare a seme). In linea di massima, possiamo raccogliere l'ortaggio quattro mesi dopo il trapianto della piantina oppure trascorsi 150/180 giorni dalla fase di semina.