Come coltivare cavolo

02/05/2021
by Mirco AliSeeds

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Malgrado le dimensioni considerevoli della pianta, il cavolo può essere coltivato non solo in campo aperto ma anche in vaso, a patto però di disporre di parecchio spazio anche in caso di orto in balcone.

Irrigazione, controllo e prevenzione di malattie, lotta agli insetti saranno processi fondamentali per arrivare a raccogliere ortaggi freschi, croccanti, pronti per essere consumati.

Indice

Come coltivare il cavolo in vaso

La notizia potrebbe sembrare sconvolgente, ma è vero: potete coltivare i vostri cavoli anche se possedete un mini-orto in balcone!

La condizione essenziale per poter portare a termine un ciclo colturale di una pianta dalle così ampie dimensioni è disporre, però, del sufficiente spazio perché cavolfiori, cavolo cappuccio & co. possano portare "buoni frutti" senza troppo sforzo. L'ideale sarebbe disporre di un vaso avente larghezza e profondità di almeno 40 cm e di optare, magari, per un trapianto delle piantine già germinate piuttosto che avviare da zero la semina del cavolo sul balcone.

Come già analizzato, il cavolo può essere seminato e coltivato praticamente tutto l'anno; è consigliabile, quindi, avviare la coltivazione in balcone nei mesi invernali, perché lo spazio a disposizione di questa coltura risulterebbe essere maggiore al contrario del periodo estivo. Le migliori coltivazioni di cavolo da gestire in vaso? Proprio quelle invernali, come il cappuccio, il cavolo nero e la verza.

Per quanto riguarda la fase di raccolta di cavolo in vaso, in base alla tipologia scelta si dovrà optare per un diverso tipo di raccolta. In caso di broccoli, ad esempio, occorre effettuare un taglio obliquo al momento della raccolta delle teste, onde evitare ristagni idrici; del cavolo nero andranno raccolte le foglie, mentre la "temeraria" verza si raccoglie interamente.

Come coltivare il cavolo nell'orto

La coltivazione del cavolo in campo aperto richiede un sapiente lavoro sul terreno che consta delle sempreverdi fasi di pacciamatura, rincalzo e sarchiatura.

La pacciamatura dell'orto in caso di coltivazione di cavoli risulta benefica per due ragioni: tiene lontane le erbacce dalla coltura e trattiene l'umidità nel suolo, garantendo la corretta idratazione al cavolo e prevenendo il ristagno idrico provocato dall'eccessiva annaffiatura. Per quanto riguarda l'ossigenazione del suolo per tenere viva la coltura, un sapiente lavoro di zappettatura senza intaccare le radici del cavolo potrebbe rivelarsi decisiva. Il rincalzo, infine, servirà a fornire sostegno alla pianta in crescita ed al fusto una volta che il cavolo sarà cresciuto significativamente: basterà portare un pò di terra alla base della pianta una volta che essa avrà raggiunto almeno i 30 cm di altezza.

Come e quando annaffiare il cavolo

Il cavolo è una coltura che teme l'aridità, ma che va protetta anche dal ristagno idrico. Ecco perché sarebbe ideale idratare il terreno al bisogno, stando bene attenti a non bagnare le foglie della pianta, al fine di prevenire malattie.

L'impianto a goccia è la soluzione ottimale per annaffiare la coltura senza eccedere e senza bagnare le foglie.

Consociazioni e rotazioni colturali del cavolo

Una corretta pratica di rotazione colturale può prevenire l'insorgere di malattie fungine. Il cavolo, in particolare, non va mai coltivato in un'area che abbia ospitato altre crucifere: bisognerà attendere almeno tre anni prima di prendere in considerazione una nuova coltura di piante della stessa famiglia in quel determinato appezzamento.

Per quanto riguarda le consociazioni, il cavolo coltivato nei mesi estivi si accompagna perfettamente a pomodori, peperoni, legumi, patate e melanzane. Durante i mesi freddi potremo invece optare per consociazioni con colture prettamente invernali, dal porro al finocchio, fino ai sopracitati legumi.

Malattie e parassiti del cavolo

Il cavolo di qualunque varietà può essere colpito da patologie che possono essere evitate, come in altri casi, attuando un'attenta opera di prevenzione.

Non irrigare eccessivamente, far analizzare il ph del terreno e attuare correttamente le rotazioni colturali dovrebbero da sole permettere una protezione delle colture dall'aggressione di insetti e di malattie fungine; qualora, però, tali azioni non fossero sufficienti bisognerà intervenire analizzando i singoli casi.

tra le malattie più pericolose per le colture di cavolo ricordiamo:

  1. L'ernia del cavolo, favorita da un ph del terreno eccessivamente acido, dal troppo potassio nel suolo e dalla forte umidità nel terreno. La crucifera colpita apparirà ingiallita e svilupperà delle vere e proprie ernie sull'apparato radicale, di colore biancastro e forma tondeggiante. L'ernia del cavolo non può essere curata, purtroppo: bisognerà eliminare le piante colpite ed evitare di coltivare per almeno 8 anni sullo stesso terreno altre brassicacee;
  2. L'alternaria, fungo che si manifesta con macchie nere sulla pianta e che può essere sconfitto solo eliminando le colture colpite;
  3. La peronospora, che colpisce soprattutto le piante giovani ma che si manifesta con macchie sulle foglie di colore verde chiaro. Può essere evitata riducendo a zero il  rischio di ristagno idrico;
  4. Il marciume nero, batteriosi che si propaga ad alte temperature e che provoca l'avizzimento della pianta, che può essere colpita già in fase di germinazione nel semenzaio.

Per quanto concerne gli insetti nemici della coltura di cavolo, oltre agli immancabili - ahinoi! - afidi, ricordiamo:

  1. La cavolaia, lepidottero vorace che può essere sconfitto con trappole alimentari, macerato di pomodoro, seolite cubanabacillus thuringiensis;
  2. L'altica o pulce di terra, da allontanare con piretro, olio di neem, macerato di ortica, calcare di alghe o bentonite.

Quando raccogliere il cavolo

Il cavolo, in particolare il crauto, è un ortaggio che non ha maturazione; può essere, quindi, raccolto sempre. 

Il consiglio, però, è quello di aspettare che l'ortaggio cresca considerevolmente e che si presenti di colore brillante, compatto e solido al tatto. Raccogliere un cavolo grande è una soluzione ottimale anche in termini di produttività dei raccolti successivi.

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