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Il cetriolo, l'ortaggio dai mille usi che si presta a tantissime ricette. E anche a tantissimi utilizzi. Si usa persino per la pulizia del viso o per eliminare le impurità. Ma dov'è nata la pianta? Su questo esistono diverse scuole di pensiero. Alcuni affermano che abbia origine dai monti dell'Himalaya. Altri affermano invece che proviene dall'Africa. Nel vecchio continente venne importata all'incirca nel 1800. Dall'Inghilterra successivamente si diffuse a macchia d'olio in tutta Europa.
introduzione
Pomodoro
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Pomodoro. Quel frutto rotto e succoso, dal profumo dolce e delicato. E’ gustoso, saporito e viene usato, oggi, per le classiche ricette salate. Si usa per la pizza, per un sugo, per un ragù. Serve ad insaporire mote ricette ed è l’ingrediente quasi indispensabile in cucina
La parola Pomodoro la ritroviamo per la prima volta nel libro "Herbrius" di Pietro Mattioli nella seconda metà del ‘500. Deriva dall’unione di due parole latine, pomus e aureus. Letteralmente significa mela o pomo dorato.
Il pomodoro è una pianta che deriva dal Messico e dal Perù. Particolarmente ghiotti ne erano gli Inca e gli Aztechi, tanto da introdurlo nella dieta quotidiana. Lo usavano anche come condimento e salsa. Giunse in Europa soltanto nella prima metà del ‘500. Hernàn Cortès, uno dei conquistadores, loimportò nel suo paese. La sua fama poi si estese a tutto il vecchio continente. In Italia, troviamo la parola pomodoro solo nella seconda metà del ‘500. Si attribuivano al frutto anche doti afrodisiache. Più che altro rappresentava una pianta ornamentale. Lentamente, dal nord la coltivazione scese al sud. Quella fu la sua fortuna. Il clima favorevole del meridione ne favoriva un’eccellente coltivazione. Diventava grosso, succoso, polposo con il sole e il clima mite. I contadini cominciarono così ad assaporarlo e a cibarsene. Scoprirono ben presto che oltre a essere bello a vedersi, si prestava a tantissime ricette. Inoltre aveva un sapore delicato e invitante. In sud Italia dunque la sua diffusione fu repentina. Grazie poi a Garibaldi e alla spedizione dei Mille, il suo gusto venne importato al nord Italia. Le coltivazioni vere e proprie nel bel paese partirono comunque nel 1800. In Europa le cose andarono diversamente. La peste e la carestia spinsero il popolo a cercare piante alternative. Si diffuse, poco, in Britannia e in Germania. In Francia veniva utilizzato per preparare ricette afrodisiache.
Il colore rosso del pomodoro è dovuto alla presenza di un pigmento, il licopene. Quest’ultimo aiuta a contrastare forme di cancro come quello alla prostata. Inoltre recenti studi dimostrano che è un valido alleato contro il colesterolo. Inoltre previene diverse malattie neurodegenerative. E’ utile per la dieta in quanto contiene pochissime calorie. Stiamo parlando di 20 calorie per 100 grammi. E’ costituito da acqua, carboidrati e proteine. Ha pochissimi grassi. Circa 0,2 g per 100 grammi. E’un ottimo antiossidante. All’interno è impreziosito da tantissimi minerali quali calcio, fosforo, potassio, magnesio, cloro, selenio, iodio, cromo e manganese. Inoltre contiene biotina, retinolo, acido folico, acido ascorbico e pantotenico. Ha anche un’azione antinfiammatoria grazie all’alfa-tomatina.
La sua coltura è diffusa in tutto il mondo. Soprattutto in Cina che è diventata negli ultimi anni il maggior paese produttore di pomodori. Seguono India, Stati Uniti, Turchia, Egitto, Iran, Italia, Spagna Messico e Brasile. Esistono serre ad hoc. Tuttavia il periodo adatto per la sua coltivazione è la primavera. Da marzo a maggio. In Italia è uno dei prodotti di maggiore interesse per l’industria alimentare. Anche se non è tra i primi paesi produttori ed esportatori, l’industria copre circa l’85% della produzione nazionale e globale.
Ovviamente, prima di lavorarlo ed etichettarlo, bisogna stare attenti a eventuali parassiti o malformazioni che possono essere sconfitti anche con rimedi naturali. In particolare la cimice che provocano delle punture necrotiche. Attribuiscono un pessimo sapore al frutto e sono facilmente riconoscibili da piccole punturine gialle. La tignola che scava quelle che vengono definite come mine filiformi dapprima sulle foglie. Successivamente si diffondono in tutta la pianta. La nottua gialla, ossia larve che bucano letteralmente il frutto rendendolo impossibile da mangiare. Le piccole mosche in serra che attaccando soprattutto le colture in serra. Succhiando la linfa del pomodoro, lo rinsecchiscono e inaridiscono. Gli afidi che rendono il frutto arido e appiccicoso favorendo anche la proliferazione di altri insetti come formiche. I tripidi che portano alla necrosi totali della pianta. Gli acari che decolorano foglie e frutti fino a inaridirli e accattocciarli. Infine i nematodi galliceni che fanno appassire letteralmente la coltura.
Il pomodoro è ricco di Nichel che in alcuni soggetti può causare anche arrossamenti, pruriti e altre forme allergiche. Si può arginare il disagio assorbendo più vitamina C o ferro, ma non sempre si ottengono risultati soddisfacenti. Oggi il pomodoro viene usato soprattutto in cucina. E’ l’ingrediente principale o secondario per ogni ricetta.
Tuttavia, essendo anche un antiossidante, trova riscontro anche nella medicina estetica. Ha inoltre proprietà riacidificanti, lenitive, sebo-equilibranti e viene usato per preparare numerose maschere antirughe, sia industriale sia casalinghe.
Ne esistono svariate specie. Le più rinomate sono il San Marzano e il Tondo Ovale Romano. Non dobbiamo comunque trascurare il pomodoro da mensa, ossia quello dalla buccia più sottile, polpa abbondante e con pochi semi. Tra questi menzioniamo il Cuore di Bue, il Nero di Crimea, i ciliegini, il fiorentino e il Borghese. Tutti gustosi e saporiti. Ottimi da assaporare anche crudi conditi con olio e spezie naturali.
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Brillante, gustoso, piccante: si fa presto a dire peperoncino!
Oltre ad essere un prezioso alleato in cucina, il peperoncino piccante è divenuto uno degli ortaggi più coltivati in casa. E' attualmente difficile trovare un balcone o un appezzamento di terra che non abbia almeno una rigogliosa piantina ad animare il contesto.
Sono innumerevoli le varietà di peperoncino da coltivare in casa e presenti sul mercato, dalla piccantezza variabile. Il sapore "pungente" del peperoncino è dovuto alla capsaicina, composto chimico naturalmente presente nel prezioso ortaggio. Proprio in base alla quantità di questo composto possiamo "misurare" la piccantezza della tipologia di peperoncino che andremo a coltivare.