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Lo scalogno è una coltura piuttosto resistente, che richiede pochissime operazioni per crescere rigogliosa.
Che sia in vaso o in campo aperto, i segreti per un'ottima coltivazione sono pochissimi: garantire un corretto drenaggio, annaffiare con costanza, sarchiare il terreno. Entriamo nel dettaglio con questa guida semplice ma completa.
Come già notato nella guida sulla semina dello scalogno, questa coltura appartenente alla famiglia delle liliacee ben si presta ad essere gestita anche sul proprio terrazzo e senza troppe premure.
Il segreto? Come sempre, quello di garantire un ottimo drenaggio al vaso o contenitore (profondo almeno 25 cm) che ospiterà i bulbi e le future piante di scalogno. Ghiaia o argilla espansa sono gli elementi migliori in caso di coltivazione su balcone.
Lo scalogno, se coltivato in vaso, ha bisogno di essere irrigato con costanza.
La coltivazione dello scalogno in campo aperto, se gestita sul "suolo giusto", consiste davvero nell'attuazione di poche, semplici operazioni per essere portata a termine con efficacia.
Oltre ad una gestione impeccabile dell'irrigazione (di cui parleremo a breve), l'operazione più importante da attuare per proteggere la coltura è quella di sarchiatura. Lo scalogno, infatti, teme le erbacce infestanti, che solo con una corretta operazione di sarchiatura tra le file possono essere tenute lontane. Tale operazione, inoltre, consente una corretta ossigenazione del suolo, consentendo così una crescita della liliacea sana e robusta.
Se il bulbo è stato piantato e, dunque, coltivato su suolo argilloso, la gestione dello scalogno potrebbe rivelarsi più complessa. Niente paura, però: con quelche piccolo accorgimento ulteriore sarà possibile coltivare lo scalogno anche su terreni più ostici!
La pianta di scalogno non ha bisogno di continue annaffiature, specie se coltivata in campo aperto.
Il consiglio più importante al quale prestare attenzione riguarda come irrigare le colture della liliacea: l'acqua deve essere direzionata sul suolo e non sulle foglie. Per quanto riguarda la frequenza di irrigazione, possiamo bagnare le piante solo in caso di estrema siccità e, comunque, senza esagerare con le dosi.
Lo scalogno è la coltura più amata dai neofiti dell'agricoltura: è talmente semplice e rustica da essere quasi inattaccabile, specialmente se vengono attuate correttamente tutte le operazioni di gestione e cura del terreno (o del vaso, in caso di coltivazione su balcone).
La nemesi giurata di questa coltura potrebbe essere la peronospora, dovuta all'eccessiva umidità, che in genere compare nel mese di aprile e che può essere combattuta con trattamenti a base di rame. Per quanto riguarda le aggressioni da insetti, lo scalogno è spesso considerato un rimedio ad aggressioni terze, più che una coltura vittima di aggressioni: consociata alla coltura delle carote, ad esempio, contribuisce a tenere lontana la temibile mosca della carota.
Il momento della raccolta del frutto del proprio lavoro è sicuramente il più bello.
Per quanto riguarda lo scalogno, la fase della raccolta è molto simile a quella dell'aglio: i bulbi possono essere "strappati" dalla pianta quando le foglie di quest'ultima cominciano a cambiare colore, ingiallendosi. In genere ciò accade in estate, tra giugno e luglio.
Una volta che abbiamo raccolto lo scalogno, questo può essere conservato in luogo asciutto ed ombreggiato per un massimo di otto mesi.